10 Settembre 2025
Il 9 settembre 2025 il Parlamento Europeo ha approvato in via definitiva la normativa che introduce la Responsabilità Estesa del Produttore (EPR) per il settore tessile. La nuova direttiva impone ai produttori – inclusi quelli che operano tramite e-commerce, anche da Paesi extra-UE – di coprire i costi di raccolta, selezione e riciclo dei prodotti tessili immessi sul mercato europeo.
L'introduzione dell'EPR segna un importante passo avanti nella lotta all'impatto ambientale della moda usa-e-getta (fast e ultra-fast fashion). Tuttavia, è lecito domandarsi se una singola misura sia sufficiente a fornire la soluzione risolutiva per contrastare i danni ambientali causati dall'industria tessile.
Secondo Slow Fiber, la rete di imprese italiane impegnate nella promozione di una filiera tessile più sostenibile, responsabile e trasparente, senza un ripensamento radicale dei volumi di produzione e consumo, e una rivoluzione nella cultura dell’acquisto e dell’uso di prodotti tessili (comprare molto meno ma meglio), la normativa rischia di affrontare solo gli effetti e non le cause dell’emergenza rifiuti nel settore tessile.
“Affinché l'EPR sia veramente efficace, è fondamentale un cambiamento culturale basato sulla riduzione dei consumi, su un consumo consapevole e sull'allungamento della vita utile dei prodotti. La gerarchia del rifiuto dimostra che il primo obiettivo deve essere quello di ridurre i consumi di prodotti tessili usa-e-getta. L’attuale sistema basato sulla sovrapproduzione genera una mole di rifiuti che la tecnologia non è ancora in grado di gestire.” - afferma Dario Casalini, presidente di Slow Fiber.
Secondo Slow Fiber senza un nuovo paradigma di pensiero il rischio concreto è che si torni a pratiche insostenibili come l’incenerimento o il dumping ambientale nei Paesi in via di sviluppo. La responsabilità deve essere territorializzata: ogni Paese consumatore deve farsi carico del proprio impatto. La composizione, la durabilità, la disassemblabilità e l’impatto chimico dei capi sono ulteriori fatti da prendere in considerazione per stabilire l’EPR. Senza queste distinzioni, si penalizzano le aziende virtuose e si premia chi produce a basso costo e ad alto impatto.
La posizione di Slow Fiber:
Per Slow Fiber la responsabilità estesa ai produttori è un principio giusto, ma, per poter davvero cambiare l’attuale situazione critica, deve essere accompagnato da:
- una riduzione strutturale della produzione tessile di bassa qualità;
- investimenti reali in ricerca e innovazione per il riciclo;
- criteri differenziati e trasparenti per parametrare i contributi ambientali;
- strumenti idonei a garantire la sicurezza chimica dei prodotti da riciclare;
- un impegno europeo a non esportare rifiuti tessili all’estero, soprattutto verso i Paesi più fragili.
“Il cambiamento, per essere davvero efficace, deve essere innanzitutto culturale e condiviso: senza un’evoluzione dei comportamenti d’acquisto e del nostro rapporto con i beni tessili, anche le migliori leggi rischiano di produrre effetti collaterali indesiderati, come la progressiva desertificazione commerciale dei centri urbani” – conclude Casalini.
